Negli ultimi anni, le aziende stanno assumendo un ruolo sempre più significativo nel sensibilizzare il pubblico su temi sociali cruciali, andando oltre la promozione di prodotti e servizi. Il bullismo e l’isolamento sociale sono due delle emergenze più attuali, fenomeni che i social media amplificano, rendendo la prevenzione sempre più complessa. È un tema che mi sta molto a cuore e al quale ho voluto contribuire con un gesto simbolico, durante la Festa del Cinema di Roma, alla proiezione della prima del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“.
Mentre calcavo il red carpet, ho deciso di togliermi la giacca, mostrando una maglietta con la frase: “Non si deve più morire per dei pantaloni rosa”, la stessa apparsa sui social di Taffo Funeral Services.
Questo post, e il film stesso, prendono spunto da una vicenda vera, quella del quindicenne Andrea Spezzacatena che, come forse molti di voi ricorderanno, si è tolto la vita il 20 novembre 2012 a seguito di atti di bullismo ripetuti. La causa scatenante? Un paio di pantaloni rosa. È una storia che scuote le coscienze e che mette in luce quanto il bullismo possa essere letale, soprattutto tra i giovani che attraversano una fase di sviluppo emotivo e psicologico delicata.
Il 7 novembre 2024, il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” arriverà nelle sale italiane, e invito tutti a guardarlo con i propri figli e figlie. La visione del film può essere un momento di educazione e confronto, un’opportunità per insegnare ai giovani a riconoscere e condannare il bullismo e per ricordare a tutti noi l’importanza della comprensione e del rispetto reciproco.
Alla Festa del Cinema di Roma, ho voluto far sentire la mia voce per ricordare che ogni piccolo gesto può contribuire a un cambiamento più grande. Educare e sensibilizzare è una responsabilità collettiva, ed è attraverso il coraggio di parlare e di agire che possiamo sperare in una società migliore, dove nessuno debba più soffrire o sentirsi solo a causa di un atto di bullismo.
P.S.: Ho fatto più spogliarelli sul red carpet che in camera da letto e ne vado fiero.